Arroccato sul punto più alto, dai suoi 800 metri, Fornazzo è l’ultimo avamposto prima di intraprendere la strada della montagna e immergersi nei boschi della Cerrita.
Il piccolo borgo si forma nei primi anni del secolo intorno all’interesse destato da alcune attività profondamente legate alla natura del luogo, la lavorazione del legno e la commercializzazione della neve. I primi abitanti sparsi nella zona furono boscaioli e taglialegna attratti dalla presenza di estesi boschi; successivamente anche la neve divenne attività redditizia e fonte di lavoro per numerose famiglie.
Queste due attività divennero sempre più fiorenti grazie all’ingegno del Cav. Giuseppe Leotta (Don Puddu da Nivi), un intraprendente giarrese che fece di Fornazzo un vero centro commerciale con una grossa segheria e una grande “nivera”, per la conservazione della neve, che offrivano lavoro a decine di famiglie. La funivia che fece costruire nel 1921, per il trasporto di tronchi e neve dalla Cerrita a Fornazzo, fu inaugurata nel 1922 da S.E. Ferdinando Perez, Ministro plenipotenziario dell’Argentina e, purtroppo, distrutta dalla colata lavica del 1928. Diverse le personalità del mondo politico e culturale che in quegli anni frequentavano Villa Leotta in un clima mondano; tra queste l’indimenticabile Angelo Musco che, nel suo libro delle visite, scrisse una delle sue grandiose battute: Con sicura fede che prestissimo Milo sarà due Mila.
L’augurio del grande attore, a distanza di sessanta anni, sembrò sortire un buon effetto se Fornazzo fu proclamato ufficialmente “Villaggio Ideale d’Italia” nel concorso nazionale indetto dalla rivista Airone. A Fornazzo non si commercia più la neve, ma la lavorazione del legno costituisce ancora attività primaria attorno a cui ruota buona parte dell’economia del borgo. Il nucleo urbano è rimasto pressoché integro con le sue casette basse costruite attorno alla chiesetta. La vita vi si svolgeva tranquilla, segnata dal lavoro e dai ritmi stagionali; fu questa tranquillità che conquistò la giuria del concorso e che continua ad affascinare i visitatori.
Se Fornazzo ha meritato gli onori della cronaca come villaggio ideale, Caselle e Praino, gli altri due borghi di Milo, rappresentano due note di sicuro interesse per il visitatore e due momenti importanti nella storia di questa contrada. Il nucleo più antico di Caselle sorge a qualche centinaio di metri dal centro di Milo ed è costituito da una serie di casette addossate le une alle altre in mezzo a vigneti e residui di bosco. Per quanto lo stato di conservazione di questo vecchio nucleo non sia più tanto buono, la struttura merita una visita perché costituisce l’esempio più antico di insediamento nella zona. Delle “caselle del Milo” parlano di sovente le cronache; di particolare interesse le citazioni nelle descrizioni dell’eruzione del 1852, quando il torrente infuocato, il 13 settembre, raggiunse, distruggendole, alcune di esse. Di rilevante interesse vegetazionale una vasta zona a monte dell’abitato dove è in via di ricostruzione un bosco misto naturale su lave antiche e su terreni abbandonati dall’agricoltura. Caselle è inoltre punto di partenza obbligato per l’escursione all’Ilice di Carrinu, il monumentale leccio dell’Etna.
Praino costituisce forse il nucleo abitato più antico di Milo. La struttura dell’abitato è rimasta di tipo rurale con case sparse a servizio dei fondi coltivati unicamente a vigneto. L’abitato si sviluppò particolarmente tra il XVIII e il XIX secolo attorno ad una chiesetta in origine di proprietà privata dei Petralia, costruita presumibilmente agli inizi del 1700 come dimostrano le due campane che portano rispettivamente le date 1722 e 1746. La chiesetta fu aperta al culto fino alla 2°guerra mondiale e ha svolto per due secoli il ruolo di centro di aggregazione sociale per le numerose famiglie sparse nella zona di Praino. La zona di Praino è incantevole e per il suo clima più temperato rispetto a quello di Milo e per il paesaggio che si gode sia che si guardi verso la montagna si che si guardi verso il mar Ionio. Le campagne intorno alla chiesetta sono popolate da decine di costruzioni rurali, alcune delle quali risalgono alla prima metà del ‘700. In una di queste case rurali il poeta Carlo Parisi trascorse le sue estati per molti anni dalla fine dell’800 fino agli anni ’20 del nostro secolo. L’amenità e il fascino del luogo non sono sfuggiti all’attenzione di alcuni “big” della musica italiana come Franco Battiato e Lucio Dalla, che hanno acquistato e restaurato antiche case padronali per farne la propria residenza.
(Testi adattati da P.Sessa, Milo, Viaggio nella storia di una comunità)